Osidda, il villaggio di granito e l'Agriturismo S'Iscopalzu
Una volta arrivati nell'Isola, lasciata
la chiassosa costa e il rumore di ferraglia degli aerei e delle navi, è
possibile introdursi al suo interno e visitare luoghi assenti nei
circuiti turistici canonici.
Si può, volendo abbandonare l'auto e
camminare a piedi o in bicicletta e comunque sempre fuori dalla morsa
del tempo, che qui assume contorni sfumati e ritmi blandi. I treni,
che pure si insinuano lungo antiche vie ferrate, in Sardegna
assurgono al ruolo di rime cantate, melodie di bronzo che risuonano
come voci di mitiche Janas e gli spostamenti in pullman, utili per
recarsi da un luogo all'altro nel cuore dell'isola, sono vecchi
signori che arrancano come inguaribili asmatici, su per le strade
tortuose, in grado però di regalare al viaggiatore, istantanee di
vita remota.
Il mio viaggio all'interno della Sardegna più autentica
continua, senza una meta geografica precisa, lasciandomi guidare dai
sensi, che in questi luoghi sono sempre allerta, unico navigatore
consentito e che certamente non inganna.
Oggi si va ad Osidda, una
sorta di “dogana del vento” come titolava il suo bel romanzo
Folco Quilici, non ovviamente nel senso più stretto del contenuto
del libro che, racconta fatti distanti da questi luoghi e dall'animo
mite di chi li abita. Quando si arriva qua su, siamo a circa 650 mt
sul livello del mare, il vento soffia sempre, incalzando i candidi
giganti di metallo con ali che roteano in un moto perpetuo e
insondabili avvisano i viaggiatori che, anche qui la modernità è
arrivata imperante, a dispetto del tempo quieto che ispira serenità
d'animo.
Qui i visitatori arrivano alla ricerca di quello che fu una
volta questo piccolo villaggio di duecento anime che vivono ancora
in splendide dimore di granito perfettamente conservate e che
riportano alla memoria i fasti di un tempo di questa antica civiltà.
Recuperate nel 1992 con il primo progetto Leader della Sardegna, ha
sperimentato la prima forma di albergo diffuso della regione, non
andato a buon fine a causa dello spopolamento. Curato dall'architetto
di fama internazionale Tatiana Kirilova Kirova, membro del “Comitèe
International des Villes et Villages Historiques” e dell'organo per
la tutela dei Siti Italiani iscritti alla lista del Patrimonio
Unesco, il villaggio ha recuperato le antiche case di granito, ultimo
baluardo di un architettura tardo medioevale.
Raggiungendo Osidda
dalla costa, ci si rende conto che le pietre, i sassi e graniti, che
qui assumono il colore del cielo d'inverno, sebbene uniti dalla
stessa geologia, non condividono l'ordine semantico acquisito nei
villaggi turistici, dove tutto è regolato da piani paesaggistici e
da arditi compendi architettonici, frutto di impellenze diverse. Qui
tutto è più naturale, i sassi sono rimasti li, impiantati fra la
terra e il cielo, abbandonati quasi da un Dio che andava di fretta,
confuso dalla moltitudine di sughere sanguigne che qui crescono
abbondanti, creando economia per gli abitanti.
Non è difficile
imbattersi in nuraghi, ciclopiche strutture, uniche nel mediterraneo
che non hanno eguali nel globo terracqueo. Nuraghe Usanis, Nuraghe
Iscopalzu, Nuraghe Pira, Nuraghe Merula, il Villaggio Nuragico di
Seris, che si estende per alcuni ettari nell'altipiano fra Osidda e
Bitti e ancora, le tombe dei giganti: Funtana Meiga, nei pressi del
Nuraghe Usanis a cui potrebbe essere legato Iolao, figlio di Ificle e
fratello di Ercole che secondo la mitologia avrebbe condotto in
Sardegna i Tespiadi egli Ateniesi, fondando città,Templi e
Tribunali. Importante infatti per i Nuragici, il culto delle acque,
legato al culto della Dea Orgìa da cui potrebbe dipendere Ogrilla,
l'antico nome di Osidda e ancora : Sa Raighina; Sa Matzonera ; Sa
Tumba de Antoni Vumu; Il colle di San Paolo dove si trova il Menhir
più alto mai scoperto in Sardegna e ancora i resti di un fortilizio,
un vero e proprio castello con un villaggio all'interno e uno
all'esterno delle mura, risalente al periodo aureo dei Nuragici li,
nel luogo dove sorgeva l'antico nucleo di Ogrilla (oggi Osidda)
citata appunto da Iolao.
La fonte del Tirso, a qualche chilometro di
distanza che vede li nascere il fiume più lungo della Sardegna.
Luoghi dell'anima dove ritrovare il senso del nostro viaggiare e
riscoprire tesori altrimenti irraggiungibili. Nella parte alta del
paese sorge la chiesa di Sant'Angelo, antica sede di un convento
risalente al 1600. con un campanile in granito di epoca successiva.
Paese Green, dove si è scelto il sole per alimentare le necessità
energetiche nel rispetto di una natura incontaminata che si cerca di
preservare, dispone di una piscina e di una palestra, offrendo un
servizio di WI Fi alla comunità che, pur rimanendo ancorata alla sua
genesi, si apre al mondo.
Alle porte del paese, si trova l'Agriturismo e ristorante S'Iscopalzu, che prende il nome
dall'omonimo Nuraghe all'interno dell'area, qui abbiamo potuto
assaggiare i piatti della cucina tradizionale di Osidda, con i
prodotti a km zero. Le carni provengono dai loro allevamenti e gli
insaccati sono quelli curati dalle abili mani dei titolari e serviti
in sale dove imperano antichi tappeti sardi e pregiati arredi che
rievocano l'antica magnificenza della famiglia dei proprietari.
Gianfranco è un padrone di casa adorabile e immediatamente fa
sentire l'ospite come uno di casa. Qui potete assaggiare il classico
maialetto arrosto, la pasta tradizionale fatta in casa e condita con
il sugo di carne di vitello proveniente dagli allevamenti di
famiglia, i “maccarrones Lados” (ottenuti da un impasto di farine
provenienti da grano sardo e lavorate a mano), le “seadas”,
ripiene di formaggio vaccino e ricoperte di miele, dolce antico che
renderà il vostro pranzo indimenticabile.
Questo rende speciale
L'agriturismo Ristorante S'Iscopalzu, luogo che se andate ad Osidda
vi consiglio di visitare, fermandovi magari per una notte nelle loro
accoglienti e sobrie camere, cogliendo cosi appieno il grande senso
di ospitalità di questa famiglia.
via Angioj, 38 - 08020 Osidda - Loc. S'Iscopalzu (NU)
Tel. 347.6404095
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